Prendo spunto da un intervento visto in mailing list. Intervento che ho deciso di considerare una piccola (e utile) provocazione. Pensavo di rispondere con una mail, poi il discorso è diventato un po’ più articolato e ho quindi pensato fosse abbastanza sensato stendere un piccolo articolo.

No, il GrappaLUG non è morto. Credo si possa essere considerati realisti se ammettiamo una certa qual poca partecipazione. Credo che questa poca partecipazione si possa considerare endemica: la si può riscontrare in tante altre associazioni. Oltre a questa c’è anche una fluttuazione nel numero di partecipanti che si può considerare fisiologica.

Non posso certo dire che io stia dando il buon esempio, anche se sto cercando di fare il meglio che posso con il tempo che ho.

Ci stiamo interrogando sul futuro del GrappaLUG. Futuro che, sono consapevole, non è banale da immaginare. Il contributo di tutti è gradito, in mailing-list o in altre forme. Lo abbiamo chiesto e continueremo a farlo.

L’orizzonte cambia con rapidità. La fruizione degli strumenti informatici è sempre meno “palese” quanto più diventa pervasiva. Le persone non chiedono come usare un telefonino…ma ci chiedono come “usare” Facebook…Io vorrei spiegargli come sia Facebook ad usarli…ma questa è un’altra storia.

Le aziende si stanno spostando dal vendere o rivendere prodotti al fornire servizi. Noi in questo siamo all’avanguardia: offriamo un servizio, in maniera gratuita e libera. Ci crediamo a quello che stiamo facendo? Io sì, assolutamente. Ora più che mai.

Per come la penso, offrire servizi è uno sforzo “a tempo pieno”. Lo sforzo di vendere un prodotto termina con il pagamento da parte del cliente. Eventualmente si “gestisce” il difetto con la garanzia. Nel momento in cui si fornisce un servizio, fornire la garanzia lo si deve fare con tutti i clienti ogni volta, sempre. La garanzia diventa parte integrante del dialogo con il cliente, diventa fiducia. Fatico a spiegare quello che non ho ben chiaro in testa, e me ne scuso.

Questa fiducia si alimenta, cresce e migliora grazie allo scambio di idee. Per questo nella filosofia “Open” ci credo non solo per motivi “etici” ma anche perché penso che questo modello possa essere remunerativo per un’azienda. Questo perché ho la convinzione che la condivisione permetta un avanzamento tecnologico che quindi porta ad un vantaggio di molti.

Saremmo qui se Tim Barners Lee avesse sviluppato il server httpd e il linguaggio HTML senza renderlo pubblico come previsto dal CERN?

Piccola provocazione. La gratuità di questo sistema è sostenibile? La domanda (per conto mio) non ha senso.

Non esistono pasti gratis. Che ci sia sotto un pagamento (contratto di supporto) o un baratto (i miei dati e i miei comportamenti) a fronte di un servizio, c’è comunque uno scambio di beni. L’esempio del WWW riportato sopra conferma la regola. Non lo abbiamo avuto gratis. Il CERN ha investito tempo e denaro per realizzarlo.

L’uso di un modello economico “di servizio” è scaturito e ha giovato allo sviluppo del software open, e il software open vive grazie ad una comunità attiva che fornisce un servizio. Red Hat da sempre fornisce servizi, non vende licenze. Microsoft sta virando in questa direzione.

Ecco che avere una community che partecipa allo sviluppo del proprio prodotto, che a quel punto mi serve per veicolare il servizio, diventa un vantaggio strategico. Dimostrazione è lo sforzo che si fa per la generazione di contenuti tecnici riguardanti un prodotto.

La “Community” credo sia anche la parte più difficile da creare e mantenere in questo modello…Gli sviluppatori, i designer e i project manager posso pagarli, la comunità no…La comunità la devo generare, coccolare e galvanizzare. Che questo avvenga tramite “opinion leader”, aziende di “web reputation” o tramite la generazione di contenuti mirati poco importa. Il filo conduttore di queste attività mi pare sia il “dai l’esempio” o lo “story-telling” che dir si voglia.

La domanda che adesso ci facciamo è: noi siamo comunità?

Io sono convinto di sì. Quando ci troviamo: discutiamo. Quando ci troviamo ci scambiamo idee. Quando ci troviamo: ci troviamo anche in disaccordo. In questa maniera cresciamo. Io ho avuto molto, anche professionalmente, dalle persone che del GrappaLUG fanno parte. Mi sento molto fortunato per questo. Posso dire di essere orgoglioso di farne parte e di partecipare per farne delle piccole parti.

Non ho timore a dire che il GrappaLUG ha bisogno di persone. Il GrappaLUG ha bisogno di noi. Ognuno ha un suo bagaglio di esperienze che è utile condividere. Ognuno può contribuire agli scopi dell’associazione.

Siamo utili, tutti!

P.S. Il titolo del post si riferisce al comando che sono solito dare per sapere lo stato di un processo:
> ps aux | grep firefox
carlo 4439 7.2 4.9 2002892 399280 ? Sl 10:45 9:38 /usr/lib64/firefox/firefox

Magari la vita fosse semplice come gestire un sistema operativo…